OTTOBRE MISSIONARIO

Di Franco Ferrari



IMPARA LA SOLIDARIETÀ

Quando, un venticinque-trenta anni fa, proprio con il gruppo denominato Solidarietà Terzo Mondo, andavamo in giro nelle parrocchie a dire alla gente che se non si fosse fatto qualcosa per aiutare i poveri del sud, laggiù nei loro paesi, un giorno sarebbero venuti a bussare alle nostre porte, non credo che molti ci prendessero sul serio ed in fondo nemmeno noi ci credevamo fino in fondo. L'Africa, il Sud America, l'India erano lontani, come poteva questa gente senza mezzi giungere fino a noi? Eravamo convinti della necessità di atti concreti di solidarietà verso di loro, abbiamo pure cercato di farne qui e anche laggiù, però che sarebbero venuti a bussare alla nostra porta lo dicevamo in senso metaforico. Ed invece sono venuti e vengono e ne verranno ancora: alcuni hanno bussato, e noi spesso non abbiamo aperto la porta, a volte l'abbiamo aperta giusto per fargli fare il giro del corridoio. Così che ora molti non bussano più ed entrano di nascosto e occorre potenziare il servizio di guardia mentre qualcuno vorrebbe mettere i soldati a controllare il recinto di casa. E la solidarietà? La solidarietà, che fino a quando riguardava persone lontane, affidate ai buoni missionari, sembrava più a portata di mano, ha subito un netto calo perché è più facile essere buoni e solidali con chi è a migliaia di chilometri, che con chi ci interpella troppo da vicino. Ecco perché occorre imparare la solidarietà.

Intendiamoci nella nostra società c'è certamente molta solidarietà che non si vede perché si esercita nel quotidiano, spesso è fatta di gesti talmente semplici che chi li compie non pensa nemmeno di fare qualcosa di particolare e pochi se ne accorgono. Abbiamo anche la catena della solidarietà che quando può contare su di un massiccia copertine/copertura dei media, come accade un paio di volte all'anno, riesce sempre a sorprendere e a confortare specialmente nella Svizzera Italiana, perché noi latini ci lasciamo intenerire più facilmente di altri. Questo però porta spesso a far coincidere l'idea di solidarietà con quella di aiuto economico che è invece solo uno degli aspetti. È anche in questo senso che abbiamo bisogno di imparare la solidarietà

Nell'Enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" Papa Giovanni Paolo II scrive. "la solidarietà non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone vicine o lontane. AI contrario la solidarietà è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene dì tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti" (SRS 38).

Determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune. Quante volte c'è capitato di impegnarci anche molto a fondo per aiutare della gente vicino o lontana, oppure un'associazione umanitaria, un istituto benefico o altro ancora, oppure abbiamo dato un aiuto finanziario, magari anche consistente, di quelli che ci obbligano a dover rinunciare a qualcosa per noi, e poi ci siamo detti "Se Dio vuole è fatta, adesso però per un po' voglio essere lasciato in pace!" Abbiamo mancato in perseveranza e quindi, anche in questi lodevoli casi, abbiamo bisogno di imparare o perlomeno di rivedere la nostra solidarietà.

Il tema della solidarietà viene quindi riproposto in questo ottobre missionario: un tema già più volte toccato, ma mai esaurito che permette di riflettere sulla nostra capacità di vedere l'altro. "... come un nostro simile da rendere partecipe, al pari di noi, del banchetto della vita a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio (SRS 39)". Inizialmente il tema di Missio 1997 doveva essere "Favelas e grattacieli: una sfida per la Missione" ma poi ci si è resi conto che questo significava parlare di solidarietà con gli esclusi in un mondo sempre più urbanizzato, che non riguarda solo il Terzo Mondo dove l'esodo verso le città ha raggiunto proporzioni gigantesche, ma anche il nostro dove stanno riapparendo nuove forme di povertà ed emarginazione che si credevano definitivamente scomparse che ci interpellano e ci chiedono di inventare nuove forme di solidarietà. Ed è proprio dalla gente del sud, in particolare là dove il tessuto sociale non ha subito traumatiche lacerazioni, che possiamo imparare molto in fatto di solidarietà: una solidarietà che impegna in tempo, energia e mezzi.


LA COLLETTA DELLA DOMENICA MISSIONARIA MONDIALE

Qualcuno penserà: "Ci dicono che la solidarietà non è solo dare soldi, però alla fine sono qua anche loro con la colletta". Difficile dargli torto; dobbiamo comunque riconoscere che l'aiuto economico rimane pur sempre uno degli aspetti della solidarietà che nella nostra società ha assunto un ruolo importante e che per molte persone rimane anche la sola strada concretamente percorribile per poter dare un proprio contributo immediato. Già nella chiesa primitiva si è cercato di attuare la solidarietà cristiana attraverso la condivisione dei beni. "Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune" (Atti 2,44) "Ciascuno riceveva secondo il suo bisogno " (Atti 4,35) perciò anche questa forma di solidarietà ha radici profonde in un contesto molto autorevole. MISSIO /Pontificie Opere missionarie, per promuovere azioni di solidarietà conta unicamente sulla colletta in favore delle Missioni, in particolare per sostenere quelle giovani chiese che stanno, faticosamente camminando da sole e non possono più aspettarsi quegli aiuti diretti che ricevevano quando sul loro terreno lavoravano ancora molti missionari. Un aspetto interessante di questa colletta, nata 75 anni fa, sta nel fatto che viene proposta in tutto il mondo, anche nei paesi poveri dove tutti sono chiamati a dare secondo le proprie possibilità. Sappiamo che oggi anche nel nostro Paese le possibilità non sono più quelle di una volta e pensiamo che la diminuzione delle offerte riscontrata anche lo scorso anno sia da attribuire in particolare al difficile momento economico. Ed è anche pensando a questo aspetto che guardiamo con trepidazione a tutti quei segni che preannunciano un rallentamento delle crisi economica.


IL PAESE SOTTO LA LENTE

Quando è stato scelto come paese ospite il Congo Ex Zaire, esso si chiamava ancora solamente Zaire e nessuno pensava che sarebbe diventato così di attualità come è poi successo. In effetti dello Zaire si è parlato moltissimo questa primavera quando le truppe di Kabila si avvicinavano alla capitale e non si sapeva se ci sarebbe stato un bagno di sangue a Kinshasa. Il bagno di sangue non c'è stato, l'interesse è scemato e oggi c'è qualcuno che sente ancora parlare del Congo Ex Zaire? Se si è scelto il Congo è perché questo paese ha vissuto un lunghissimo periodo di crisi generale, e un totale sgretolamento di tutte le strutture statali. Niente è stato fatto dalla stato per aiutare il suo popolo: sul piano sociale si è verificato l'assoluto abbandono dei più deboli ad una sorte miserabile così che le fasce più deboli della società sono state lasciate completamente in balìa di sé stesse. I dipendenti pubblici non sono stati pagati per anni, chiuse le scuole, sguarniti gli ospedali. E in quel gran vuoto sono crollati molti valori, è scomparso il senso del bene comune e la coscienza di appartenere a una medesima nazione. Ognuno ha dovuto lottare per la sopravvivenza personale o dell'etnia. In questa disintegrazione di tutte le strutture politiche, sociali ed economiche la Chiesa ha rappresentato spesso l'unico organismo che è riuscito a mantenere in vita le sue strutture, l'unico luogo di vita comunitaria e questo periodo di enormi difficoltà si è dimostrato, malgrado tutto, un tempo eccezionale che ha favorito la creazione di nuove forme di solidarietà. Ed è appunto su questi aspetti che rifletteremo nel corso dell'ottobre missionario.


SANTA TERESA DI LISIEUX: LA PICCOLA GRANDE MISSIONARIA

Un ottobre missionario particolare quello che ci aspetta perché proprio all'inizio del mese si commemora il centenario della morte di Santa Teresa di Lisieux patrona delle missioni, che verrà pure proclamata Dottore della Chiesa. Teresa, pur senza mai uscire dal suo Carmelo, era pervasa dal desiderio fortissimo di realizzare un'azione missionaria e la sua breve vita fu interamente votata alla preghiera e al sacrificio per i missionari. "Dorrei percorrere il mondo intero e proclamare il Tuo nome. Ovunque vorrei edificare la tua croce, o amatissimo Redentore! Ma una sola missione non è sufficiente. Dorrei poter annunciare il Tuo Vangelo in tutti i continenti simultaneamente, fino alle isole più lontane". Teresa si consacrò con ardore all'amore misericordioso di Dio per poi trasmetterlo al mondo intero; ogni cosa contribuì ad avvicinarla a Dio, a manifestargli la sua devozione, a fare del bene. Dice Papa Giovanni Paolo II nel Messaggio per la giornata Missionaria Mondiale: "La vicenda e l'insegnamento di Teresa sottolineano il legame strettissimo che esiste tra missione e contemplazione. Non può' infatti esservi missione senza una intensa vita di preghiera e di profonda comunione col Signore e col suo sacrifico sulla croce"


19 OTTOBRE: INCONTRO MISSIONARIO DELLA SVIZZERA ITALIANA

Si svolgerà a Pregassona presso il nuovo centro parrocchiale della Terzerina, sull'arco di tutta la giornata. AI mattino alle 10.00 è prevista la Santa Messa teletrasmessa in tutta la Svizzera che sarà condecorata da canti africani e, se giungerà in tempo il necessario permesso da Roma, sarà celebrata secondo il rito zairese. Nella pausa di mezzogiorno è previsto il pranzo al sacco; sul luogo funzioneranno le necessarie buvette. L'animazione del pomeriggio prevede delle relazioni sul tema "Impara la solidarietà" e sulla situazione del Congo Ex Zaire. Seguirà una discussione a gruppi. Per i ragazzi, età scuola media e per quei gruppi che si preparano alla Cresima è previsto come d'abitudine un programma adatto a loro, mentre per i piccoli ci sarà un'attività basata sulla presentazione e l'illustrazione di una leggenda africana che permetterà anche a loro di approfondire il tema della solidarietà. Dal momento che la Santa Messa viene già celebrata al mattino si terminerà con una liturgia della Parola, presieduta da Mons. Vescovo Giuseppe Torti nella nuova e bella chiesa parrocchiale della Terzerina.